Le aspettative che gli altri hanno su di noi (e noi su noi stessi) possono influenzarci notevolmente, tanto da trasformarsi in realtà. Questo fenomeno prende il nome di effetto Pigmalione.
Nel 1968, un professore di psicologia di Harvard, Robert Rosenthal, e una maestra elementare di San Francisco, Lenore Jacobson, fecero un esperimento per verificare se le aspettative degli insegnanti sugli alunni potessero o meno influenzare le prestazioni degli stessi. Quindi, somministrano un test d’intelligenza in una classe elementare, scegliendo poi in modo del tutto casuale, senza basarsi sui risultati ottenuti, un gruppo di alunni e facendo credere agli insegnanti che fossero maggiormente dotati.
L’anno dopo gli sperimentatori somministrarono nuovamente il test, lo confrontarono con quello dell’anno precedente, e poterono notare come gli studenti segnalati come più promettenti avessero effettivamente avuto un rendimento migliore, seppur nella realtà non fossero più dotati degli altri.
Le conclusioni furono che i ragazzi dai quali gli insegnanti si aspettavano risultati migliori, perché indicati dagli sperimentatori come più promettenti, sviluppassero al massimo il loro potenziale. Da una parte perché gli insegnanti stessi, avendo aspettative più alte, li influenzavano con il loro comportamento, verbale e non, dedicandogli maggiore attenzione e stimolandoli ad esprimere le loro qualità. Allo stesso tempo, gli studenti, che percepivano la stimolazione da parte degli insegnanti, si impegnavano di più e ottenevano alla fine risultati migliori, confermando le aspettative iniziali dei maestri.
È bene specificare che l’effetto Pigmalione funzioni non solo in senso positivo, ma anche negativo e che non sia presente solo a scuola ma anche in altri contesti di vita!
Quindi, pensare di poter evitare la creazione di aspettative a scuola (o nella vita in generale!) è impossibile, in quanto è un processo naturale e automatico. Inoltre, avere basse aspettative verso un ragazzo non implica condannarlo al fallimento, così come alte aspettative non sono sufficienti per determinare il successo del giovane. Tuttavia, di fronte ad un ragazzo in difficoltà, alte aspettative e quindi stimolazioni positive da parte degli insegnanti possono aiutare molto! Uno sguardo, un cenno del capo in più, un maggior rinforzo nel momento in cui il giovane svolge un compito sono ottimi esempi di sostegno allo sviluppo delle sue potenzialità!
Cosa possono fare allora gli insegnanti?
Prima di tutto, essere consapevoli dell’effetto Pigmalione e di quanto questo possa influenzare un ragazzo; cercare di sfruttarlo positivamente, per esaltare le potenzialità degli alunni e darsi quindi del tempo per mettere in discussione l’idea che può essersi fatto su un ragazzo, negoziarla con se stesso, dando la possibilità al giovane di riscattarsi.
(Foto di Andrea Piacquadio da Pexels)