Non esistono colori, sport o giochi per maschi e femmine, eppure molte volte è quello che rischiamo di trasmettere ai più piccoli. Uomini e donne hanno sicuramente delle differenze strutturali che però non possono (e non dovrebbero) determinare chi potranno o non diventare i nostri bambini. Bisognerebbe permettergli di sperimentare e giungere in modo autonomo a scoprire chi sono realmente e cosa vorrebbero fare da grandi.
Quando lavorai in una scuola elementare mi capitò di realizzare dei lavoretti in una classe e i bambini dovevano scegliere il colore dei nastrini con cui chiudere i sacchetti. Avevamo a disposizione il rosa e l’azzurro, il primo, secondo le convenzioni comuni, assegnato tipicamente alle femmine e il secondo ai maschietti. Decisi di far scegliere liberamente quale dei due avrebbero voluto utilizzare e fu così che moltissimi bambini usarono il rosa e altrettante bambine l’azzurro.
La libertà di scelta permise di farli agire spontaneamente e i bimbi si mostrarono molto felici di poter utilizzare quei colori che, forse, troppo spesso vengono negati o dato per scontato non siano adatti a loro.
Le parole che scegliamo di utilizzare hanno un peso… creano la realtà!
Con le parole mandiamo un messaggio che molto spesso rischia di rafforzare stereotipi di genere che da adulti potrebbero trasformarsi in pregiudizi. Inoltre, le nostre aspettative influenzano notevolmente i comportamenti altrui; se vuoi approfondire ti invito a leggere l’articolo in cui tratto questo argomento.
Quante volte abbiamo sentito la frase “non piangere come una femminuccia”? Il messaggio che viene inviato implicitamente è che il sesso femminile sia emotivo e piangere una caratteristica da deboli; al contrario, prendere le distanze dalle emozioni sia un simbolo di forza e quindi i maschi non dovrebbero piangere. Invece è importantissimo che anche loro possano permettersi di farlo, senza sensi di colpa, avvicinandosi così alle emozioni, facendone esperienza per diventarne consapevoli e imparare a gestirle!
Cosa fare?
Proviamo a fare caso alle parole e alle espressioni che utilizziamo con i nostri bambini e domandiamoci da dove arrivano. Sono frutto della nostra esperienza o ci sembra di non sapere da dove abbiano avuto origine?
Mettere dei limiti alle loro occasioni di espressione diminuisce la possibilità di scelta che andrebbe invece ampliata!